venerdì , 26 Aprile 2024
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Tarquinia: “I nostri figli costretti ad attendere oltre un’ora l’autobus arrivando a casa ad orari improponibili. Ma non è il caso di andare a scuola anche il sabato?”

TARQUINIA- Scuola: una ripresa piena di difficoltà. Che non fosse un periodo semplice per studenti e docenti lo si era intuito ma le difficoltà continuano a palesarsi giorno dopo giorno. In una lettera aperta un gruppo di genitori segnala come all’uscita i propri figli siano costretti ad attendere l’autobus per circa un’ora all’esterno dell’edificio scolastico, raggiungendo così i propri domicili ben oltre le ore 18. Gli stessi pongono una domanda: “Non si poteva accantonare l’ipotesi della settimana corta mandando a scuola il sabato solamente i ragazzi di Tarquinia, evitando così orari improponibili ai pendolari per il resto della settimana?

 

Riceviamo e pubblichiamo

Dalle prime notizie della nuova pandemia in arrivo, novembre 2019 e ricordiamoci questa data, alla ricerca spasmodica di pullman a gennaio 2021. Facciamo una rapida sottrazione: tredici mesi, incredibile.
Non è uno scherzo, sembrerebbe però, come se si fossero passati tutti questi mesi senza pensieri e spendendo i bonus vacanza in attesa della famosa seconda ondata. Siamo alla terza ondata, da tutti aspettata quando ancora doveva finire la seconda.
Una classe dirigente che non è riuscita ad organizzare in più di un anno il ritorno a scuola, con ragazzi che aspettano fuori dalla stessa, visto che dentro non è possibile, per ore i bus. Colpa delle mancate coincidenze, dettate dagli orari fantasiosi visto l’assenza, in tanti calendari scolastici moderni, del fatidico giorno del sabato. Non studiare e lavorare il sabato, potrebbe anche essere giusto, il punto non è questo però. Si parla sempre del bene dei ragazzi, quel bene che spesso fa comodo quando si tratta filosoficamente l’argomento scuola.
Partiamo da qui, facendo una domanda per il bene dei ragazzi e, calando un velo pietoso sulla gestione dei nostri manager (da quelli scolastici a quelli dei trasporti): i professori hanno la volontà di insegnare per i pochi mesi rimasti di quest’anno scolastico il sabato? È inutile altrimenti fasciarci la testa con varie soluzioni, come ad esempio le ore di lezione da 50 minuti distribuite in sei giorni e non cinque (da sempre adottate) per orari più sereni per tutti.
Arriviamo poi alla gestione manageriale: dopo 12 mesi siamo ancora a parlare di pullman che mancano e di percentuali in presenza. Qualcuno si è mai solo posto il pensiero di segnarsi su un pezzo di carta, magari usato visto che bastavano una decina di numeri con descrizione, da dove provengono i ragazzi delle superiori? Ci sono ragazzi che, per quanto sapientemente scelto, arrivano a casa alle 18e30. Quando pioverà, in attesa per i pochi fortunati sotto la pensilina, ne scopriremo all’improvviso altri di problemi.
Cosa succederà? Forse nulla, la poltrona è sempre comoda. Sarebbe bello per un attimo assaporare l’emozione di un qualsiasi olandese che, leggendo il giornale la mattina, si ritrova le dimissioni del proprio governo a causa di richieste ingiuste di restituzione di sussidi ai propri contribuenti. Quei contribuenti che, non dimentichiamolo, dovrebbero avere la forza in Italia di farsi sentire, rispettando però i principi della civiltà e della democrazia.
Succederà prima o poi anche da noi? Utopia allo stato puro, che guarda caso fa rima con pandemia e forse con ipocrisia.

 

Lettera firmata

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