Già nel Marzo del 2018 vari giornali nazionali scrivevano che uno dei possibili siti per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi avrebbe potuto essere tra il Lazio e la Toscana.
Il Sole 24 Ore, in un articolo del 27 Marzo 2018, riportava così:
“Quali sono i luoghi idonei? La carta è ancora sotto segreto assoluto, con sanzioni per chi ne rivelasse i dettagli. Però si sa che sono poco più di 60 località, forse una settantina, distribuite in tutta Italia. Luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza rischi di frane o di alluvioni. Una spolverata di decine di piccole aree dal Piemonte alla Calabria, soprattutto sulle colline del versante adriatico dell’Appennino, e due aree più estese, una fra Toscana e Lazio e l’altra fra Puglia e Basilicata”
Il Sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci, nel servizio di Mediapress del 30 Marzo 2018, si dichiarava preoccupato auspicando l’interesse dei sindaci del circondario. A seguire un estratto dal servizio realizzato da Marco Feliziani, che vi invitiamo ad ascoltare.
Il Sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci dichiarava: “Questo Governo sta prendendo una decisione ed una iniziativa molto importante, che impatta sicuramente sulle attività turistiche, ricettive, sulle attività della vita degli italiani. Scriverò a tutti i sindaci del circondario, perchè tra i vari siti, leggere su un giornale così autorevole come Il Sole 24 Ore, che uno sarà tra Toscana e Lazio, bè… fa’ preoccupare“.
Alla luce di ciò, viene da chiedersi: ci si poteva mobilitare prima, in via preventiva? Il territorio poteva far sentire con forza la sua voce già PRIMA della pubblicazione della carta dei possibili siti?
E’ bene specificarlo: non sappiamo se l’allora Sindaco di Tarquinia abbia mai ricevuto la comunicazione annunciata da Caci, e non sappiamo se lui od i membri della sua Amministrazione abbiano mai letto i molti articoli di giornale che riportavano la notizia indicata di voci su un possibile sito tra Lazio e Toscana.
Sempre facendo riferimento alle notizie riportate sui giornali, sembra che la Basilicata sia insorta subito. L’articolo del 2018 riporta:
“La scelta del Deposito nazionale deve escludere la Basilicata per via dell’alto livello di pressione alla quale è già sottoposta», ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono, secondo il quale la pressione subita dalla sua regione evidentemente è maggiore rispetto a quella delle altre zone del Paese. Nel 2003 la Basilicata insorse contro il progetto di scavare in una zona geologicamente sicura un deposito sotterraneo nell’area di Scanzano Ionico. «Pertanto, sia sul piano tecnico che politico, confermo il no, senza alcun tentennamento da parte del governo regionale, al deposito unico di scorie nucleari in Basilicata”
Ancora, sull’articolo si parla anche della Sardegna: “Il comitato sardo Nonucle Noscorie si prepara a una «nuova mobilitazione, lanciando un’allerta ai sardi perché tengano alta l’attenzione sul tema».”


Laura Liguori è in Mediapress dal 2018. E’ parte della redazione giornalistica, si occupa di servizi video e sito web.