Nel momento in cui scriviamo, sono state già superate le 4 mila firme: si tratta della “rumorosa” petizione per richiedere che il servizio idrico sia gestito da un soggetto pubblico e che l’acqua distribuita sia potabile.
La petizione cita:
Nella provincia italiana con le bollette più care in assoluto, il livello di arsenico contenuto nell’acqua pubblica è il più elevato d’Italia. Tra connivenze politiche e favoritismi ad personam, la mala gestione idrica della Tuscia ha trasformato un bene inalienabile come l’acqua in merce su cui lucrare. A danno di 350mila cittadini.
La firma, in particolare, è volta a chiedere 3 specifiche cose:
- Far attuare la legge regionale 5 del 2014 per la ri-pubblicizzazione delle risorse idriche che è rimasta bloccata nei meandri burocratici della Regione Lazio.
- Chiedere che vengano fatte delle ispezioni mirate del ministero dell’Ambiente e della Salute per verificare i livelli di arsenico nei 61 comuni dell’ATO Lazio 1 (Ambito territoriale ottimale).
- Sollecitare un’inchiesta della Procura della Repubblica per accertare che i fatti riportati nell’inchiesta giornalistica riguardo la gestione delle risorse idriche nella provincia di Viterbo abbiano o meno provocato delle conseguenze sulla salute di 350mila cittadini. Va sottolineato che in merito esiste già un esposto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti presentato da amministratori locali.
La petizione è stata lanciata da TPI, la testata che pochi giorni fa’ ha lanciato il documentario “shock” che indichiamo a seguire.

Laura Liguori è in Mediapress dal 2018. E’ parte della redazione giornalistica, si occupa di servizi video e sito web.
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