giovedì , 28 Marzo 2024
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Atti vandalici a San Giacomo: l’esperienza del dott. Fontana

Atti vandalici a San Giacomo: l’esperienza del dott. Fontana

Hanno destato sdegno e scalpore le scritte vandaliche sull’abside e sulle mura della chiesa di San Giacomo, diffuse nei giorni scorsi da Tusciaweb e da alcuni concittadini.

Foto scattata da un cittadino di Tarquinia, A. Pancotti, tratta da Facebook

 

Scritte che, a dire il vero, sono presenti da anni, ma che da ultimo sono molto aumentate. Abbiamo chiesto a tal proposito un parere al dott. Remo Fontana, criminologo, già Comandante della Polizia Locale di Civitavecchia e, per un breve periodo, anche di quella di Tarquinia.

Sulla sinistra, in divisa, il dott. Remo Fontana ai tempi del servizio a Tarquinia

Dottor Fontana, Lei ha già vissuto una situazione analoga nella sua esperienza lavorativa a Tarquinia? 

Si. Accadde un qualcosa di analogo quando ero comandante della cittadina etrusca nel 2014. A seguito di un’articolata indagine, segnalammo alcuni minori alla procura dei minori di Roma, la quale ci delegò alcuni interrogatori a loro carico che vennero effettuati alla presenza dei loro difensori e genitori; la cosa terminò, ed anche se nessuno venne condannato, gli autori della bravata furono costretti a spendere soldi per le spese legali. Già questa fu’ una sorta di punizione, anzi, direi di ammonimento.

Secondo Lei, come ci si potrebbe muovere dinanzi ai recenti accadimenti?

Senza voler insegnare nulla a nessuno, anche perchè non so, ma suppongo si stia già indagando, a mio avviso sarebbe molto utile effettuare un giro per negozi e supermercati della zona, al fine di tentare di verificare se recentemente, qualche ragazzo abbia acquistato bombolette di vernice spray dei colori delle scritte e magari ricercare quelle calligrafie in scritte presso le scuole. I ragazzi, si sa, sono soliti scrivere un po’ in ogni dove e magari citare quelle stesse frasi e nomi. Ma anche recarsi sui luoghi, alla ricerca della presenza di sistemi di videosorveglianza anche privati e/o di persone che potrebbero riferire circostanze utili ai fini delle indagini. Quando affrontammo nel 2014 l’evento similare descritto poc’anzi, questa strada mi ricondusse in particolare ad una scuola del paese e, ad alcuni amici dei ragazzi che la frequentavano che provenivano anche da altri paesi limitrofi. In questi casi, è necessario dare un segnale forte, e ci vuole un organo di polizia che prenda a cuore la cosa. Dopo aver segnalato quel giro di minori alla procura, andai in quella scuola, con i miei collaboratori, a parlare di queste cose, atti vandalici, bullismo ecc., cercando inoltre di far capire cosa si rischia, mettendo quindi in atto anche l’attività di prevenzione, oltre che quella investigativa e di repressione.

E fu una esperienza positiva e produttiva, a Suo avviso? 

Io ritengo di sì. Il confronto con le forze dell’ordine e l’educazione al rispetto promossa in maniera forte già nelle scuole è sicuramente un segnale positivo, anche se ovviamente è sempre cruciale il ruolo dei genitori, delle famiglie. Agli interrogatori delegati, i ragazzi si avvalsero della facoltà di non rispondere, anche se precedentemente avevano quasi tutti ammesso qualche coinvolgimento nei fatti loro contestati e per questo segnalati alla Procura. Ci fu una ottima collaborazione con la Procura dei Minori di Roma e lo scempio terminò, perchè comunque i ragazzi oramai si sentivano scoperti ed altri passi falsi, avrebbero potuto essere per loro fatali.

In quelle scritte, erano espressi i dissapori dei ragazzi ed in particolare, quelli di piccole rivalità e gelosie nei loro rapporti affettivi.

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